Registriamo tutto e non ci godiamo più nemmeno un live, siamo collezionisti di ricordi ! - Radio Città Benevento
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Registriamo tutto e non ci godiamo più nemmeno un live, siamo collezionisti di ricordi !

Registriamo tutto e non ci godiamo più nemmeno un live, siamo collezionisti di ricordi !

Ricordate quando annunciarono che non avreste più perso i ricordi di una vita? Nell’era della registrazione ci era stato assicurato che non avremmo più temuto la perdita della memoria. Qualcuno evocava il memorioso di Borges, grazie alla memoria infinita delle macchine, non avremmo dovuto temere più niente. Ci avevate creduto? Com’è andata a finire poi? Si ha un po’ l’impressione che registrare tutto, non abbia aiutato la memoria anzi. Non solo, ma non ha aiutato neanche alla salvaguardia dei ricordi. Salviamo tutto in una nuvola, quando va bene, che costantemente ci obbliga a controllare che tutto sia andato liscio. Siamo diventati una specie di guardiani della memoria dei nostri ricordi. In questa nebulosa frammentaria viene conservata la nostra vita. Se davvero siamo quello che ricordiamo, è rimasto poco di quello che eravamo.

Non ci resterà altro che curare le apparenze incapaci di approfondimento. Siamo diventati burocrati dei nostri pensieri, maggiordomi di strumenti da cui siamo dipendenti. In questo modo si rovinano anche i ricordi mentre li stai vivendo. L’esempio più lampante è il concerto, dove invece di goderti il momento, lo registri, così poi te lo godi in differita. Oppure peggio, la vera goduria non sta nel godersi l’attimo ma nel far vedere agli altri di averlo vissuto. Vi ricordate la pubblicità dell’Iphone, dove cittadini di tutto il mondo, si facevano foto ai quattro angoli del globo? Veniva presentato come il coronamento di una favola, a rivederla oggi, ha qualcosa di inquietante, come se fosse la casa di marzapane di Hansel e Gretel, succulenta a vederla da fuori, gustosa per chi è goloso di dolci, ma pericolosa se vista da dentro. Diciamo che come la maggior parte delle utopie si avvera in distopia.

Come molti sapranno c’è una serieTv chiamata Black Mirror che racconta di come il sogno si sia avverato in incubo. Qualcuno dirà che ha tutte le foto e i video salvati, ed è vero che è possibile. Però un giorno potresti svegliarti, ed il computer sarà morto, portandosi via tutto quello che avevi. Qui nessuno vuole dire che prima era meglio, ma solo che questo presunto miglioramento, non è arrivato. Oggi come ieri, i ricordi si perdono nel tempo, ci saranno persone orfane dei ricordi perduti, che credevano di essere al sicuro. Aver salvato tutto in una memoria esterna ha distrutto la nostra memoria, distruggere la memoria è funzionale al modellamento dell’uomo flessibile. I paladini della giustizia da social sono convinti che distruggere statue, riscrivere libri o censurare il passato aiuterà al miglioramento del mondo. Quello che tutti i dittatori e i fanatici religiosi amano ossia riscrivere il passato dopo aver distrutto il ricordo. Tutto è funzionale allo schiacciarci in esseri monodimensionali, con una mentalità binaria e senza la capacità di collegarsi con la memoria al passato. Potranno raccontagli qualunque cosa, tanto la storia verrà raccontata come una favola. Abbattere stature, riscrivere libri, cancellare la memoria serve a fare del passato un deserto dove chiunque potrà creare le proprie verità.

Quando succede è un dramma, solitamente, ma immaginate cosa possa essere per un collezionista. Esatto, una tragedia traumatica. Se i pianeti si allineano potresti perdere drive, hard disk e computer in un solo colpo. A quel punto andare all’assalto del cielo non ti servirà, lo dico sempre per esperienza, non potrai far altro che rannicchiarti in un angolo.
Walter Benjamin pensa che il collezionista sia uno che voglia “Rigenerare il vecchio mondo, ecco l’istinto più profondo, che sta alla base del desiderio del collezionista”. Anche la psicanalisi vede nel collezionismo compulsivo un modo per scongiurare la morte, cercando di proteggerci dalla perdita, creandoti una fortezza intorno e “portandoti tutto nella tomba” come un faraone. Un modo per tenere tutto sotto controllo a portata di mano. Il collezionista era convinto che con l’avvento del mondo virtuale nulla si sarebbe distrutto, tutto si sarebbe trasformato. Mentre invece è un po’ come scrivere sulla sabbia. Tra l’altro privandoti del piacere del rapporto fisico con il ricordo. Il collezionista ha ripetuti rapporti sessuali con gli oggetti che accumula. Certo, un rapporto sessuale platonico, consumato nella mente, dove però spesso si butta nell’orgia degli oggetti. Leopardi diceva che “la memoria è solo assuefazione” e i ricordi sono la sua droga. Ovviamente la goduria massima del collezionista arrivò con lo streaming. A quel punto poteva accumulare senza neanche spendere. Un paradiso, che durò poco. In realtà lo streaming ha distrutto l’aura del “l’ho trovato prima io, ce l’ho solo io” che è la goduria massima del collezionista. Lo scrittore Nick Hornby vede nel collezionismo un modo per relazionarsi agli altri senza farlo sul serio. Alcuni ci vedono la voglia mascolina di controllare le donne nell’oggetto che veneri dopo una battuta di caccia consumista. Il critico Samuel Reynolds parla di “misticismo consumista” dove l’oggetto sostituisce il desiderio, così come la statuetta del santo, fa da surrogato dello spirito. Ma con la smaterializzazione degli oggetti, potrebbe essere il collezionista, a diventare un pezzo d’antiquariato. Un film consigliato sull’argomento è “Il ladro di orchidee” tratta del collezionista John Laroche.

 

Matteo Vitale

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