L'inno "paranoico" dei Black Sabbath - Radio Città Benevento
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L’inno “paranoico” dei Black Sabbath

L’inno “paranoico” dei Black Sabbath

L’inno “paranoico” dei Black Sabbath

Giugno del 1970: negli Island Studios di Notting Hill quattri ragazzi di Birmingham stanno completando il loro secondo album. Solo quattro mesi prima, avevano pubblicato il debutto su disco intitolato semplicemente come il nome che si erano scelti: Black Sabbath. Il loro rock pesantemente implacabile ha colpito nel segno tanto da spingere il produttore Rodger Bain a replicare. Ora sono lì per chiudere un nuovo capitolo. Hanno impiegato pochissimo, due o tre giorni al massimo registrando praticamente in diretta. Ma servono altri pezzi. Per questo, non appena il chitarrista Tony Iommi s’inventa un riff accattivante, Geezer Butler, il bassista, butta giù il testo che parla di un uomo paranoico. Titolo del brano: “Paranoid”. “Come spiega il titolo, il pezzo tratta di depressione”, spiegherà Butler, “ma è anche legato al consumo di sostanze… all’epoca non conoscevo la differenza tra depressione e paranoia”. Ozzy Osbourne registra la canzone leggendo il testo su un foglio di carta… di quello che diventerà il brano più famoso dei Black Sabbath.

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